Mastino, Attilio (2010) Il Gabinetto archeologico ed il Museo dell’Università nell’Ottocento. In: Mattone, Antonio Vincenzo Peppino (ed). Storia dell'Università di Sassari, Nuoro, Ilisso. V. 2, p. 189-205: ill. ISBN 978-88-6202-072-5. Book Section.
AbstractLa storia del Museo Nazionale di Sassari inizia quasi due secoli fa nelle sale dell’antico palazzo dell’Università, dove furono ospitati a partire dal 1819 quei pochi «oggetti antichi», che venivano raccolti nel corso
degli scavi archeologici promossi dalla regina Maria Teresa d’Austria a Porto Torres; scavi effettuati dal pittoresco frate architetto, esperto di esplosivi, Antonio Cano, che aveva portato alla luce la base del prefetto
Marco Ulpio Vittore relativa al restauro del tempio della Fortuna e della basilica giudiziaria, monumento che è alla base della falsificazione delle Carte d’Arborea e che subito fu trasferito a Sassari nel palazzo dell’università. Il 18 marzo dell’anno successivo fu rinvenuta la base della statua dell’augure Quinto Allio Pudentillo, eretta dalle ventitré curie e dai ministri dei Lares Augusti, anch’essa destinata ad essere studiata e fraintesa dai falsari. All’età di appena 16 anni, Giovanni Spano aveva avuto modo di seguire con ingenua curiosità la vicenda degli scavi effettuati a Porto Torres nell’area di Palazzo di Re Barbaro, restando
impressionato dai reperti, «pietre scritte o rocchi di colonne», che iniziavano ad essere raccolti nella sala dei professori dell’università (nell’anticamera dell’attuale Sala Eleonora d’Arborea). Con il passare del tempo la collezione si estese, allargandosi sempre al pian terreno
della università via via all’atrio e al cortile, poi con l’arrivo da Turris Libisonis di nuovi reperti, sarcofagi, iscrizioni, statue, fino al pianerottolo ed alle scale; infine si tentò senza successo di occupare anche la
cappella dedicata a San Giuseppe, che sarebbe poi stata effettivamente sconsacrata ma formalmente destinata alla Facoltà di Medicina. Il Museo Archelogico istituito nel 1879 ed inaugurato l’anno dopo, fu poi ospitato al primo piano del palazzo universitario, in due sale collocate
nell’ala destinata in precedenza alla biblioteca.
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